La forza della natura . . . e la sua bellezza.

Il paesaggio cambia. 

 

Al suo cambiamento concorrono svariati fattori, anch’essi cangianti: il tempo, il clima e gli agenti atmosferici, la demografia, le politiche di sfruttamento del territorio, i processi di urbanizzazione ed industrializzazione, le vie di comunicazione, l’economia dei luoghi, la cultura delle popolazioni e delle Amministrazioni e … tanti altri ancora.

 

Anni di continua crescita e sviluppo hanno generato dapprima falsi amici, trasformatisi poi in nemici dell’ambiente, della natura, degli equilibri ecologici e, conseguentemente, del tenore e della qualità della vita di tutti noi.

 

La natura, sottoposta frequentemente a continui stress, talvolta ha fornito lievi segnali della propria forza (negativa), mettendoci in guardia, come un genitore paziente, sulle possibili conseguenze, altre volte, purtroppo, ha agito con decisione estrema, facendoci pentire, ALMENO IN VIA MOMENTANEA, per talune nostre decisioni e  condotte e  lasciandoci interrogare su quali possano essere i comportamenti più appropriati da mettere in atto per il futuro.

 

Utilizzando un termine molto caro all’economista francese Serge Latouche, verrebbe da dire: “…è tempo di decrescita…”, ovverosia la messa in atto di una filosofia che possa condurre al raggiungimento di un equilibrio tra uomo ed ambiente, sia attraverso il recupero ed il ripristino dei territori, che grazie all’applicazione di una politica virtuosa di sviluppo sostenibile.

 

L’ingegneria naturalistica, da questo punto di vista, potrebbe rappresentare una soluzione, almeno parziale, al problema, intervenendo in contesti naturali più o meno degradati e/o dissestati, con un basso impatto ambientale e con risultati estetici, strutturali e naturalistici di assoluto rilievo.

 

Ma cosa è l’ingegneria naturalistica? Rispondendo in maniera molto semplificata la potremmo definire come una branca dell’ingegneria tradizionale dove è prevalente (per non dire esclusivo), l’utilizzo di materiali naturali e vegetali.

 

WIKIPEDIA la descrive, in parte,  così:

 “L'Ingegneria Naturalistica è una disciplina tecnico-scientifica che studia le modalità di utilizzo, come materiale da costruzione, del materiale vegetale vivo (piante o parti di esse) in abbinamento con altri materiali inerti non cementizi quali il pietrame, la terra, il legname, l'acciaio, nonché in unione con stuoie in fibre vegetali o sintetiche. L'ambito storico di applicazione di tale disciplina è la prevenzione del dissesto idrogeologico e quindi la materia trova ampia applicazione nelle operazioni di consolidamento, stabilizzazione, idraulica, drenaggio e rinaturalizzazione dei terreni in un'ottica di protezione dall'erosione, di sviluppo di ambienti naturali, nonché di salvaguardia del paesaggio e di mitigazione dell'impatto ambientale al fine anche del reinserimento di luoghi e di infrastrutture.”

 

Potremmo definirla infine, richiamando il titolo del presente articolo, come una disciplina che ha il compito di studiare attentamente il territorio ed intervenire NATURALMENTE su di esso, sia per valorizzare l’estetica dei luoghi che per fortificarne gli elementi strutturali, ovvero con la finalità di rendere il contesto e la natura circostanti maggiormente compatibili, PIU’ FORTI E PIU’ BELLI.

 

Desiderate approfondire l’argomento appena trattato? Ecco il link a Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Ingegneria_naturalistica

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